Un vortice sensoriale tra arte, gusto, design e suono
Food Art Tourbillon è un progetto creato apposta come supporto collaterale alla Città di Torino durante i giorni della premiazione del “50 Best Restaurant” è un’esperienza artistica immersiva che mette in scena l’incontro tra arti visive, gastronomia d’autore, musica e design contemporaneo. Il programma si compone di una serie di interventi curatoriali e performativi che trasformano lo spazio espositivo in un ambiente multisensoriale, pensato per stimolare la vista, il gusto e l’udito, creando un dialogo armonico tra estetica e materia.
Ideato da Francesco Longo, direttore artistico di Musa Art Gallery, il “Tourbillon” si snoderà nelle seguenti forme :
– Progetto Plasma
Di Stefano Pautasso e Caterina Carruozzo: un format che unisce interior design e food show esperienziali, con ambientazioni scenografiche dinamiche. Lo spazio è studiato nei minimi dettagli: un circuito d’acqua in canaline trasparenti attraversa il soffitto, mentre una spettacolare tavola-scultura a forma di vertebre firmata Franklong accoglie un ristretto pubblico di ospiti, venti in tutto, che potranno prenotare su studio.plasmaceo@gmail.com coinvolti in degustazioni performative condotte dallo chef internazionale Prince Asford. Con Un intervento musicale di Giovanni Portaluppi, in arte John Bringwolves, polistrumentista, compositore, arrangiatore e sound designer attivo da circa otto anni. La sua musica ambient, sospesa tra analogico e digitale, nasce dalla sperimentazione sonora e accompagnerà l’esperienza con una performance progettata appositamente per l’evento, in perfetto equilibrio tra atmosfera, ritmo e profondità acustica.
OLTRE IL SALE / CORPO RADICE di PLASMASTUDIO
Un tavolo che non è solo un supporto, ma una struttura viva.
Una colonna vertebrale attorno a cui si articola un corpo collettivo,
fatto di gesti, ricordi, suoni, sapori.
Ogni posto è una vertebra: un punto di contatto, un nodo di memoria.
In questa edizione di PLASMA, il menu è una narrazione profonda.
Uno chef porta in dialogo le sue radici dell’Africa Occidentale
con la stagionalità e i paesaggi dell’Italia.
Non è fusione, è evoluzione.
Un percorso che attraversa il corpo – e la terra –
per restituire un messaggio di origine condivisa, di unione, di ascolto.
– CHEF PRINCE ASFORD
Radicato nelle sue origini dell’Africa Occidentale e italiane, Prince Asford è un artista e chef panafricano multidisciplinare, la cui pratica innovativa ripensa i confini della cucina. Integra con naturalezza ingredienti semplici e metodi ancestrali provenienti dalle sue radici e dalle sue scoperte, per sviluppare piatti e sapori che reinterpretano in modo giocoso le classificazioni tradizionali. La sua formazione variegata, che spazia da contesti comunitari a ristoranti rinomati, alimenta un approccio aperto e accessibile al cibo.
“Questa mostra è un’espressione profondamente personale della mia identità come chef. È un dialogo tra le mie radici dell’Africa Occidentale e le mie esperienze in Italia. Si tratta di portare i sapori audaci, intensi e le tradizioni antiche della mia terra d’origine in una conversazione armoniosa con l’abbondanza fresca e stagionale del paesaggio italiano.”
Il menu sarà caratterizzato da ingredienti familiari dell’Africa Occidentale presentati in modi nuovi. Sentirete l’eco di ricette antiche accanto alle note fresche dei prodotti locali. Non si tratta semplicemente di fusione, ma di un’evoluzione — una testimonianza di come le tradizioni culinarie possano trasformarsi.
Ad arricchire ulteriormente l’esperienza della serata, sarà presente anche l’artista John Bringwolves, con una performance live pensata appositamente per questo contesto.
– JOHN BRINGWOLVES
Giovanni Portaluppi, con lo pseudonimo John Bringwolves, fa musica da circa 8 anni. E’ un polistrumentista, compositore, arrangiatore e, soprattutto, un appassionato di batteria, sound design e musica ambient. Fin dall’inizio, ha cercato di sperimentare e trovare il giusto equilibrio tra analogico e digitale. Ha il suo studio a Torino, ma viaggia spesso per cambiare le sonorità della zona in cui vive
-ALTARE EFFIMERO. Tavola, Zucchero, Memoria.
Dopo il successo della Biennale Internazionale di Sugar Art 2023 all’Accademia Albertina, le due artiste e curatrici Mary & Nuni Cocciolo, tornano a proporre una riflessione potente e poetica sull’effimero, attraverso una lunga tavola scenografica dove le portate non si mangiano, ma si contemplano. Ispirata all’estetica del banchetto gourmet, l’installazione presenta una serie di opere in sugar art — piatti unici, simbolici, realizzati in zucchero, ghiaccia reale e pasta di zucchero. Ogni piatto è stato affidato a un artista diverso, selezionato tra i nomi più interessanti della scena internazionale, elencati di seguito:
Catalina Angel (Spagna), Joan Estabillo (Filippine), Maryam Beheshti (Iran), Sunny Ho (Taiwan), Vicky Chang (Taiwan), Madhu Gamage (Sri Lanka), Le Phan Vien – Hy Noelle (Vietnam), Crisaline Pagba (Filippine), Doreen Zilske (Germania), Tatyana Yefremova (Italia), Mayen (Filippine), Myton Ouano (Filippine), Arianna Sperandio (Italia), Jo Wienneke (Paesi Bassi), Cindy Sauvage (Belgio), Hanna Kharkovets (Ucraina)
A completare il percorso, una seconda installazione-performance, che si rivelerà solo durante i giorni della mostra: un gesto silenzioso, intimo, simbolico.
-“Tourdion”
Un vortice di piatti e altre linoleografie di Nadia Kuprina, una artista che porta in mostra il suo bagaglio multiculturale e multidisciplinare. Illustratrice, grafica, pittrice e soprano, nota anche al grande pubblico per la partecipazione al film “La grande bellezza” di Paolo Sorrentino. Come interprete del brano I Lie di David Lang.
– “Olympic Games”
Un omaggio al pittore fotorealista torinese Luigi Benedicenti (1948–2015), celebre per le sue rappresentazioni iperrealiste di dolci e pasticceria, dove la luce e la materia pittorica diventano un’estensione del desiderio visivo e tattile. In esposizione l’opera in grandi dimensioni realizzata per le Olimpiadi 2006 di Torino.
– “Ceramics”
Le forme leggere di Maddalena Boero sono creazioni pensate per accogliere, stupire, e restituire bellezza nella quotidianità. La visione d’insieme che propongo è quella di una semplicità autentica, capace di creare uno spazio in cui tutti possano sostare, sedersi, condividere senza fretta un racconto — anche il proprio.
Nel processo creativo ha scelto di lavorare con diverse terre: tre tipi di argilla bianca e una terra nera. Amo la varietà, la cerco, perché crede che il caos generi vita. È così anche nel suo lavoro da ceramista: inventa forme, sperimento, sbaglio, ricomincio. Impara l’attesa e insegue la funzionalità, senza rinunciare alla poesia dell’errore.
L’argilla si lascia plasmare, cambia, diventa altro. In questo gesto, ogni oggetto prende forma in modo unico, richiedendo cura, attenzione, rispetto. È questa la lezione più profonda che l’artigianato le ha insegnato ogni giorno: prendersi cura del mondo che ci circonda e, con la stessa delicatezza, di sé stessi.
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Il concept di “Food Art Turbillon” ha l’obiettivo di rendersi partecipe e collaterale al contesto della premiazione del “50 best restaurant” diretta da William Drew e celebrata a Torino con la presenza in città di chef internazionali e rappresentanze importanti nel mondo del food.