ALFREDO BILLETTO – “Un artista libero”

“ALFREDO BILLETTO, un artista libero.”

Opere di Alfredo Billetto –  a cura di Francesco Longo e Simone Billetto.

Un vero peccato non averlo conosciuto, ma una fortuna aver conosciuto il figlio, Simone che ci ha permesso di poter esplorare gustare e conoscere le opere di Alfredo Billetto, un autore che mi rimanda ad una sorgente come la Bauhaus ma con più elastica dinamicità di rappresentazione di un suo pensiero attraverso il modo con cui componeva le immagini sia figurative che astratte ed in questa collezione di opere che ho scelto con Simone, prevale una linea molto varia che passa dalla grafica ai montaggi su carta e matericamente dal dipinto alla lavorazione concreta di oggetti in oro. Sia la linea che la materia appartengono ad una forma mentis indipendente ma contestualizzata a periodi in cui Alfredo Billetto è stato un valido surfista che con molta libertà è riuscito ad offrire un contributo alternativo con garbo ed eleganza a ciò che in trent’anni abbiamo potuto vedere nel mondo dell’arte non solo torinese. Libertà è la parola corretta per descrivere lui e le sue opere e in questa mostra chi e cosa meglio dei suoi lavori possa definirlo un artista libero.

Francesco Longo

 

Conosco pochi pittori attuali che come Alfredo Billetto diano l’idea dell’opera finita a regola d’arte, cioè condotta al limite della perfezione. Questo tanto dal punto di vista della struttura complessiva, articolata ed equilibrata in ciascuna sua parte, quanto dal punto vista della precisione del disegno e della accurata stesura della materia cromatica. Eppure,dalla fine dei Quaranta, quando ancora frequentava la Libera Accademia, e per almeno due decenni, la sua posizione è stata piuttosto sul versante espressivo che su quello formale, ciò che fa dire a Mario De Micheli nel 1965 su “Le Arti”:”Billetto rifiuta l’ambiguità, rifiuta l’approssimazione. Del resto la stessa tematica che da qualche anno lo interessa rivela … i motivi di tale esigenza: sono infatti i motivi dell’integrità dell’uomo”. E’ dalla fine dei Sessanta-inizio Settanta che la lucidità della costruzione e della realizzazione analitica prende il sopravvento, senza bruciare peraltro “l’evocazione … di profonde invenzioni e delicatezze poetiche” (Marco Rosci, nella presentazione alla Antologica di Palazzo Salmatoris a Cherasco, che cita a sua volta Paolo Levi, in un testo per video del ’96). Il fatto è che – a voler tirar le somme di un impegno sostanzialmente coerente, attraverso originali sempre motivate varianti – la bellezza conclusa dell’immagine in Billetto è sempre innervata da una partecipazione fisica, emotiva e spirituale; e viceversa che la compromissione vuol essere filtrata da un esatto linguaggio. Commentando la sua grafica, come mi è capitato in almeno tre occasioni, nel 1992, nel 2004 e nel 2017, citavo un suo pensiero che mi pare rivelatore di un sistema espressivo aperto e complesso, teso tra coscienza razionale e abbandono espressivo:”Se sto troppo tempo senza esercitarmi (nella grafica) la mano perde la giusta agilità; e questo frega il disegno, perché il disegno agisce allo scoperto: l’assenza di alibi è il bello del disegno, la sua nobiltà”.

Pino Mantovani

INFO

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A cura di
Francesco Longo e Simone Billetto

Opening
07.05.25 18:00

INGRESSO libero